La Sala dello Zodiaco in Corte Vecchia

La sala dello Zodiaco nella Corte Vecchia del Palazzo Ducale è coperta da un’estesa volta “a padiglione”, di quasi 100 metri quadrati, dipinta attorno al 1580 da Lorenzo Costa il Giovane e dai suoi collaboratori, su committenza del duca Guglielmo Gonzaga. La pittura è realizzata a olio su intonaco su una superficie di incannucciata: il supporto è stato creato attraverso una vera e propria enorme stuoia di canne intrecciate, sostenute da un telaio di centine lignee visibili nel controsoffitto.

Il firmamento e i segni zodiacali dipinti sulla volta ruotano intorno a un gruppo centrale con Astrea (che tiene delle spighe nella mano sinistra) e la dea Diana su un carro trainato da cani. Gli studi che hanno analizzato questo ambiente spesso hanno affrontato la lettura iconografica della volta, proponendo non meno di tre interpretazioni, tutte basate sul significato del gruppo centrale. Secondo una prima ipotesi, lo zodiaco sarebbe celebrativo del cardinale Ercole Gonzaga, zio di Guglielmo; la seconda lettura ha invece interpretato la dea Diana (che sarebbe incinta) come allusione a Eleonora d’Austria, moglie di Guglielmo, in dolce attesa di Vincenzo I Gonzaga, nato nel 1562; una terza ipotesi è quella di ravvisare nella volta un oroscopo dello stesso duca Guglielmo.

Purtroppo temo che nessuna di queste soluzioni sia soddisfacente, semplicemente perché la parte centrale della volta – quella raffigurante Astrea e Diana – è frutto di un rifacimento settecentesco. La volta della sala fu restaurata nel 1755, nel 1808, nel 1836, attorno al 1895, nel 1906 e poi ancora in tempi recenti, ma soprattutto il primo di questi interventi, condotto dal pittore Giovanni Cadioli, interferì non poco con l’aspetto complessivo della decorazioneLo stesso Cadioli accennò al restauro in un testo edito nel 1763: “Il tempo avea così mal concia cotesta camera, che cominciava per fino a caderne a pezzi l’intonaco della volta, ed a perdersene di necessità ancor le pitture; ma del 1755 fu poi ristorata con tutta la maggior attenzion possibile”.

Un esame ravvicinato e un’analisi dei materiali mi portarono a identificare l’intervento di Cadioli principalmente con il riquadro centrale, che risulta pertanto tutto rifatto nel Settecento, con un diverso incannucciato, con un diverso intonaco, con una diversa tecnica pittorica. Alla pennellata morbida di Lorenzo Costa, stesa su un intonaco molto liscio, si contrappone infatti la pennellata più densa di Cadioli, con figure dai contorni sfrangiati su un intonaco poroso. In occasione di quel restauro settecentesco e di altri più tardi, furono poi aggiunte delle stelle nel cielo, alcune delle quali dipinte a porporina: esse non sono altro che grappe, ossia “chiodi” che servono a meglio fissare l’intonaco e dargli stabilità.

fig. 2 pittura originale di orenzo Costa low
Didascalia - a sinistra una figura dipinta da Lorenzo Costa, a destra una realizzata da Giovanni Cadioli durante il restauro settecentesco

Non sappiamo se Cadioli, rifacendo sostanzialmente tutta la parte centrale, abbia seguito il “disegno” della composizione originale o l’abbia dovuto reinventare, ma questa seconda ipotesi sembra di gran lunga la più verosimile. Di certo mi guarderò bene dal dare una lettura iconografica dell’ambiente, dato che l’aspetto delle pitture è fortemente “compromesso” dal restauro settecentesco. E mi guarderò bene dal contare le stelle con aria sognante, perché non è tutt’oro quel che luccica. A volte è porporina.

SL

fig. 4 la volta con evidenziata al centro la parte rifatta nel Settecento low
Didascalia - la volta con evidenziata al centro la parte rifatta nel Settecento

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