AL TEMPO DI ÖTZI. L'età del Rame

Il 19 settembre 1991 una coppia di alpinisti rinvenne, sulle cime della Val Senales, il corpo di un uomo. Ancora non lo sapevano, ma si trovavano di fronte a una delle scoperte archeologiche più importanti del XX secolo: l’”Uomo del Similaun” – ribattezzato poi Ötzi – riemergeva dal ghiaccio insieme al suo equipaggiamento da viaggio, ancora intatto dopo più di 5000 anni.

La sua scoperta ha gettato nuova luce sulla cosiddetta “età del Rame”, un periodo ancora oggi poco conosciuto dai non addetti ai lavori, ma già noto nella provincia di Mantova grazie ai ritrovamenti di varie località, come Fontanella Mantovana, Valdaro, Castel d’Ario e Asola. Con l’età del Rame la vita dei primi agricoltori viene semplificata dall’adozione di importanti innovazioni. Il lavoro dei campi è alleggerito dall’introduzione della ruota e dell’aratro trainato da buoi, di cui troviamo raffigurazioni contemporanee sulle rocce incise della Val Camonica. Per la prima volta un metallo – il rame, appunto - può essere estratto e lavorato per fusione, consentendo di produrre più facilmente utensili come asce, pugnali e ornamenti. A differenza degli strumenti in pietra, gli oggetti di rame una volta rotti o usurati potevano essere rifusi per riutilizzarne la materia prima.

La selce, comunque, continua ad essere utilizzata per produrre preziosi pugnali, veri e propri status-symbol del loro proprietario. Dalla località di Virgilio proviene il bellissimo esemplare esposto presso il Museo Archeologico Nazionale di Mantova: fu certamente scheggiato da un esperto artigiano, poiché la lavorazione di oggetti di questo tipo, realizzati con lame sottili che potevano facilmente spezzarsi, richiedeva una grande abilità. (MH)

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