Sabato 20 aprile è il giorno di apertura della mostra “Giovan Battista Scultori. Intagliator di stampe e scultore eccellente” a Palazzo Ducale di Mantova. Allestita nella Camera di Bacco e nella Stanza delle Due Colonne della Palazzina della Rustica, edificata da Giulio Romano, che fu maestro di Scultori, la mostra ospita un nucleo di opere composto da venticinque stampe, tre lastre su rame dell’artista e oggetti d’oreficeria. L’esposizione è compresa nel percorso di visita di Palazzo Ducale, ora arricchito dallo splendido passaggio lungo il corridore della Cavallerizza appena restaurato con meraviglioso panorama sui laghi. L’offerta museale della reggia dei Gonzaga – senza alcuna modifica del costo del biglietto del museo – si amplia ulteriormente e costituisce ancor più un’occasione unica per turisti, famiglie, studiosi e appassionati d’arte.
Giovanni Battista Scultori (1503-1575) è una figura di eccezionale interesse per la nascita della scuola mantovana d’incisione del XVI secolo e la sua importanza è oggi sconosciuta al grande pubblico. Nell’Italia del Cinquecento, lo Scultori era noto in tutta la penisola e le sue vicende private – come l’arresto nel 1567 da parte dell’Inquisizione – destarono scalpore. Artista di multiforme talento, lo Scultori è citato da Giorgio Vasari nel Cinquecento soprattutto come incisore “discepolo di Giulio Romano” e autore di prove grafiche “molto capricciose” e di “invenzione, disegno e grazia straordinaria”. Lo storiografo aretino riconosce allo Scultori le virtù attribuite allo stesso Giulio, laddove “capriccio” in quel contesto è sinonimo di eccezionale ingegno e sicurezza del fare. La mostra di Palazzo Ducale si pone nel solco di una serie di proposte espositive che illustrano e approfondiscono momenti del passato gonzaghesco meno noti ma meritevoli di studio. Scultori è una di quelle figure, solo apparentemente minori, che ruotano intorno a Giulio Romano e che permettono di comprendere meglio il complesso sistema di produzione artistica messo in atto dal maestro. Molti gli enigmi sul tavolo degli storici dell’arte, alcuni dei quali risolti: il rapporto tra maestro e allievo, ossia tra Giulio e Scultori, il ruolo nell’invenzione delle stampe di un altro importante protagonista del XVI secolo, Giovan Battista Bertani, le finalità ultime delle stampe stesse, forse concepite più come prova di abilità, come biglietto da visita, che non con effettive finalità commerciali. Le incisioni di Scultori, lungi dall’essere un prodotto “popolare”, sono oggi rare e non esiste un solo istituto museale che raccolga tutte le stampe accreditate all’artista. Esse sono qui esposte per la prima volta, grazie alla fondamentale collaborazione dell’Istituto centrale per la Grafica, insieme ad altre solo dubitativamente riferite a Scultori e ad alcune di Giorgio Ghisi, abilissimo allievo dello Scultori.
“La produzione grafica di Scultori – afferma il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso – è alla base della nascita della “scuola mantovana” del Cinquecento: la scuola che vide l’affermarsi di Ghisi (certamente uno dei grandi protagonisti dell’incisione cinquecentesca) e dei figli di Giovan Battista Adamo e Diana, la quale meriterà una mostra analoga a quella ora dedicata al padre. Con il suo talento proteiforme – fu abile stuccatore ma anche scultore della pietra, incisore, intagliatore, bronzista – Giovan Battista Scultori diffuse l’arte mantovana in vari centri italiani e non solo. Lavorò a Verona, Trento, Venezia, Roma e forse anche in Germania, operando per duchi e vescovi, ma anche per l’imperatore Carlo V. Scultori, definito ai suoi tempi “più eccellente che nissuno altro” nella sua arte, permette quindi di esplorare un mondo, quello della grafica e dell’incisione, che amplia ulteriormente il ventaglio di iniziative e di valorizzazione del patrimonio portato avanti dal museo di Palazzo Ducale di Mantova, grazie a uno straordinario impegno del suo personale, al quale va la mia più profonda gratitudine”.
La mostra è l’occasione per consentire al pubblico di visitare lo straordinario Cortile della Cavallerizza appena uscito da un accurato intervento di restauro. Realizzato con fondi del Piano Stralcio Cultura e Turismo nell’ambito di un ampio finanziamento teso al recupero di ambienti e spazi attualmente non accessibili al pubblico, l’intervento è stato seguito dall’Ufficio Progetti di Palazzo Ducale, coordinato dall’arch. Antonio Giovanni Mazzeri, e realizzato dalla ditta BRC S.p.a. di Genova, con l’impegno, tra gli altri, della ditta Carena e Ragazzoni. Si devono all’arch. Daniela Lattanzi (Segretariato Regionale per la Lombardia) la direzione lavori e alla dott.ssa Daniela Marzia Mazzaglia la direzione operativa per gli interventi di restauro delle superfici, mentre il coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione è del geom. Antonio Fabbri. Il cortile – uno degli episodi architettonici più sorprendenti del grande complesso gonzaghesco – appare oggi in tutta la sua straordinaria inventiva, con la restituzione delle originarie cromie che conferiscono vivacità al contesto monumentale dei fronti. I presupposti per la genesi della Cavallerizza vanno collocati intorno al 1540, quando si pensò a un “corridore” per collegare la “Loggia dei Marmi” alla Palazzina della Rustica. La realizzazione della Cavallerizza come spazio chiuso su quattro lati sarebbe stata ultimata solo con Giovanni Battista Bertani, l'architetto che succedette a Giulio Romano nel ruolo di prefetto delle fabbriche gonzaghesche, anche se l’attuale aspetto si deve con ogni probabilità alla fine del XVI secolo. Nel frattempo, lo spazio aveva acquisito una funzione specifica: qui erano messi in mostra – da cui la denominazione originaria di “Cortile della Mostra” – i famosi cavalli dei Gonzaga; qui, per esempio, nel 1575 si intrattennero ospiti illustri con «esibizioni dei cavalli di razza e gli esercizi a tale scopo predisposti» (nobilium equorum saltus et apparata in eum finem).