Giocare e farsi gioco. I Gonzaga e le meraviglie dei giardini scomparsi

Venerdì 22 e venerdì 29 novembre 2024, alle ore 17.30 nell'Atrio degli Arcieri si terrà una doppia conferenza del prof. Paolo Carpeggiani - membro del Comitato Scientifico della reggia gonzaghesca e professore emerito presso il Politecnico di Milano - intitolata "Giocare e farsi gioco. I Gonzaga e le meraviglie dei giardini scomparsi".

La conferenza è gratuita e aperta al pubblico, fino a esaurimento posti. È gradita la prenotazione telefonando al 0376 352100 (numero attivo dal martedì alla domenica ore 8.30-13.30) oppure direttamente ai seguenti link:

Voglio iscrivermi alla conferenza di venerdì 22 novembre ore 17.30

Voglio iscrivermi alla conferenza di venerdì 29 novembre ore 17.30

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Nel Musée des Beaux-Arts di Rouen è esposto un dipinto (fine '500) del pittore fiammingo Sebastian Vrancs dal titolo "Fête dans le jardin du Duc de Mantoue". L'opera, di interpretazione assai problematica, testimonia comunque in qual misura fossero rinomati, allora e ben oltre i confini mantovani, i giardini dei Gonzaga.

I più significativi di quei giardini, con le contigue residenze, sono scomparsi. A cominciare da Marmirolo, collegato a Mantova da un magnifico viale alberato, tema di un sonetto di Torquato Tasso in veste di poeta cortigiano. Per Marmirolo nel 1523, da Roma, due anni prima del definitivo trasferimento a Mantova, Giulio Romano inviò progetti per il giardino e la residenza dominicale. Dalle fonti letterarie sappiamo che il giardino era caratterizzato da spettacolari giochi d'acqua;  e non meno era celebrato per la presenza di una grande quantità di alberi da frutta e di vigne, gli stessi soggetti che possiamo cogliere negli arazzi dei Gonzaga.

Destinato al giardino di Marmirolo, nel tardo '500 Bernardino Facciotto progettò, per il diletto dei cortigiani, un padiglione con ambienti riservati ai giochi con la palla: nella fattispecie la palla al bracciale (antenata del gioco del tamburello), la pallacorda (poi tennis), il biliardo. Erano riservati alla palla al bracciale ("ballon" per i Francesi, niente a che vedere con il calcio, praticato a Firenze) anche il Cortile del Pallone entro il Palazzo Ducale di Mantova, e il Cortile del Guazzatoio nel Palazzo della Pilotta ("pelota") di Parma.

Il parco di Goito si estendeva a fianco della rocca, molto cara a Guglielmo Gonzaga. Era diviso in due settori, uno popolato di animali selvatici, una vera e propria riserva di caccia; un altro con funzione di giardino. Qui era una grande fontana, che prevedeva una "burla", la presenza di una isoletta che si inabissava sotto il peso dei visitatori per il divertimento di chi era rimasto all'asciutto. La struttura architettonica della fontana di Goito costituirà lo scheletro della tuttora esistente Villa d'Arco Moschini.

Anche la Favorita, sontuosa residenza gonzaghesca eretta nel primo quarto del '600 a settentrione di Mantova, oltre il Lago Superiore, era dotata di un grande giardino, per il quale il romano Girolamo Rainaldi, rinomato architetto giardiniere, disegnò (1618) una serie di "gabbatoi", automi che spruzzavano acqua nei confronti di chi si avvicinava. Erano previsti anche movimenti coreografici ed effetti sonori, attivati da macchine idrauliche: "il ballo delle Ninfe, il calpestar de' cavalli, il sonar degl'organi, de' piferi, e canto degl'ucelli". Gli automi proposti dal Rainaldi trovano puntuali riscontri nel trattato "Les raison des forces mouvantes ..." pubblicato nel 1615 dal grande ingegnere, francese e ugonotto, Salomon de Caus, ideatore dell'Hortus Palatinus di Heidelberg. Quanto agli organi idraulici, per chi vorrà udirne il suono, nelle giuste occasioni sono ancora in funzione, per esempio, nel giardino di Villa d'Este a Tivoli e nei giardini del Quirinale a Roma.

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