I cani dei Gonzaga: da Rubino a Tibris

Diversi anni fa Rodolfo Signorini ci raccontò la storia del grande affetto tra il marchese Ludovico II Gonzaga e il suo cane, Rubino. L’animale morì il 7 agosto 1467 e l’addolorato Gonzaga pensò “de farli puoi mettere una petra co l’epitaphio chi ge faremo fare”; un epitaffio in latino (che iniziava “RVBINVS CATVLVS….”) fu effettivamente composto ed è per questo che lo studioso identificava con Rubino il cane raffigurato da Mantegna nella Camera degli Sposi, proprio sotto la sedia del marchese, nella parete della Corte, nonostante all’epoca delle pitture, completate nel 1475, il cane fosse morto già da tempo.

I Gonzaga ebbero infatti una vera passione per i cani, sia per quelli da compagnia che da caccia, importandone da ogni parte d’Europa. Sappiamo di cani giunti dalla Dalmazia, dalla Turchia, dalla Bretagna, dall’Inghilterra…

I quadrupedi divennero, in qualche misura, parte della vita di corte e infatti li troviamo molto spesso rappresentati vicino ai loro padroni, in numerosi affreschi che ornano le sale del palazzo e in diversi ritratti. Anzi, un cagnolino in braccio a una nobildonna aveva anche un significato preciso, poiché la fedeltà che del cane è una caratteristica così nota, dichiarava al contempo le virtù della signora. Basti pensare alla tomba di Ilaria del Carretto, capolavoro di Jacopo della Quercia, in cui la gisante, la defunta, è vegliata da un cane. Nella stessa Camera degli Sposi abbiamo poi cani dipinti anche sulla parete dell’Incontro: uno è vicino al marchese Ludovico, qui rappresentato stante, ed è diverso da quello accucciato sotto la sedia. Altri, forse alani, sono affrescati vicino ai cavalli, a sinistra della porta d’ingresso. 

Camera Picta Lincontro cani 1 low

Camera Picta Lincontro cani 2 low

I signori di Mantova nutrivano un tale affetto per i loro animali, da piangerne la morte anche con sepolcri veri e propri ed epitaffi, di cui ci rimangono perlopiù tracce negli archivi e nei codici antichi. Oltre all’epitaffio per Rubino, sappiamo che furono realizzate tombe e versi commemorativi per le cagnoline Bellina (forse appartenuta anch’essa a Ludovico II), Aura, la prediletta di Isabella d’Este, e Viola. Questa appartenne a Federico II che, in suo ricordo commissionò nel 1526 a Giulio Romano un “sepolcro”, che sarebbe stato in marmo.

2. lapide di Oriana low

Nel cortile dei Cani in Palazzo Ducale esiste ancora una lapide con il seguente epitaffio: «Orianæ catellae coelesti | canicvlae forma fide | iocis praeferendae | memoriae ergo p.» (Alla cagnolina Oriana, preferibile al cane celeste per aspetto, fedeltà e scherzi). Questa cagnolina sembra sia appartenuta a Margherita Gonzaga, sorella di Vincenzo I e moglie (poi vedova) di Alfonso d’Este, ultimo duca di Ferrara. Così scriveva Giovan Battista Intra nel 1895 e se ciò è vero, è molto probabile che Oriana sia raffigurata assieme a “Madama di Ferrara” in più d’un dipinto dei primi del Seicento.

3. Margherita Gonzaga dEste e Oriana low

Questi quadrupedi non erano solo accolti con affetto in Palazzo Ducale, ma trovavano dunque anche la ribalta della ritrattistica ufficiale. Pensando alle immagini dei Gonzaga con i loro cani, come dimenticare quella, meravigliosa, dipinta da Tiziano, il quale ritrasse Federico II che accarezza un batuffolo di pelo? Sono state fatte varie ipotesi anche sul nome dell’animale ed è stato proposto di identificarlo in Viola, che era appunto morta nel 1526. La critica data il dipinto, che oggi si conserva a Madrid, al Museo del Prado, al 1529: l’opera sarebbe quindi una prova del fatto che Federico II ricordava Viola ancora tempo dopo la sua morte?

4. Tiziano Federico II con Tiber low

In realtà ciò sembra poco probabile e uno studio di Daniela Ferrari, presentato in un convegno lo scorso ottobre, ha suggerito un altro nome per quel cane: si tratta di Tibris, ovvero “Tevere”. Così Federico II aveva chiamato il suo cane prediletto, forse per nostalgia degli anni trascorsi a Roma, e con Tibris, documentato nel 1531, egli si fa ritrarre. La proposta della Ferrari mi sembra più che condivisibile. E c’è di più: mi chiedo infatti se non sia lo stesso cane che compare anche in un disegno, o meglio in un rapido schizzo a penna di Giulio Romano che si conserva al Louvre: un disegno che si trova unito in un’unica montatura assieme ad altri fogli, almeno uno dei quali sicuramente databile al 1530. (SL)

5. Tiber in un disegno di Giulio Romano low

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